martedì 14 giugno 2016

TIR-ati in ballo - 6° puntata



Eravamo dei veri cowboy, ma nn quelli ke segui nei film amigo, bensì quegli interpretati dai grandi attori al cinema. Eravamo due super mandrilli, attraversando li States (USA, United States of America). Erano anni difficili, la guerra fredda era finita ma si respirava tante cose. M. Pannella all'epoca era ancora vivo, se ci penso nn posso concentrarmi come vorrei. Anche allora c'erano già repubblicani e democratici, in mezzo noi, Io and Frank Sega, il duo superbomba al top, in giro per il continente con il nostro tir, per una consegna importante. Avevamo superato vari controlli amministrativi, molto severi, ed eravamo pronti per agire. Frank Sega suonava la sua armonica, era un uomo colto e leggeva sempre la bibbia americana ke ci avevano regalato, probabilmente qualcuno durante questo viaggio. Eravamo vicini a Dallas, Frank lesse la parabola del buon samaritano: raga questa parabola è molto importante, però dobbiamo capirla. In quei giorni un buon samaritano stava pompando in palestra. All'improvviso dalla stazione radio avvisarono ke 1 gruppo nn ben identificato di teppisti era arrivato in città. Sapete cosa fece il buon samaritano? Beh, come prevedibile, quattro granate, mitra AK-47 e classica fascia rossa sul capo. Era pronto x far rispettare la legge. Così c sentivamo noi, due stalloni rombi di tuono. Avevamo terminato da poco un lavoro presso un noto politico ke forse aveva cambiato mestiere (Lì, ne li USA, United Stase of America, non è come da noi, se fai politica poi t viene la volia di esplicare il sogno americano) ed ora volevamo + tranquillità. E niente può essere più tranquillo d un bell'incontro di boxe, a Dallas ce lo godemmo tutto. Vicino a noi un uomo di colore (lo riconoscemmo xké era di colore) c parlò di come questo sport sia molto popolare, c parlò del grande Mohammed Alì, allora nn poteva sapere ke il grande pugile sarebbe mancato proprio in questi giorni. Ciao Alì, metti K.O. li angeli ke nn rispettano i diritti. Io dissi a quell'uomo ke ero 1 stallone siciliano, made in Italy pure originale, no contraffazione. Col bacco ke rimango in stivali di gesso! Lui chiese se sapevo combattere, io dissi ke ero il top e lui già voleva organizzarmi un incontro. Vola come una f35 super bolide, pungi come 1 bisonte inferocito, sarebbe il mio motto. Ma dovevamo andare, nn c'era tempo, Frank Sega mi disse ke dovevamo andare, mi presentò anke un uomo ke sembrava Donald Trump, solo ke a differenza di quello ke si sta candidando alla Casa Bianca (la casa chiamata così xké si trova nel cuore de li USA, United Stases of America) era molto + giovane. Io avevo chiuso con la politica, ora volevano farmi entrare nel mondo della boxe ma anche se dovevamo essere come il buon sameritano della parabola, l'America era piena d sfacettatura e noi eravamo in missione.
Quell'uomo, ke sembrava Trump, ci disse ke lui poteva farci combattere contro il suo campione, io le dissi ke nn potevamo entrare in politica xké adesso faceva caldo e nn potevamo sudare continuamente, in pratica le spiegai la differenza termica tra i due continenti. Frank Sega era serio, x lui quell'uomo c avrebbe sistemati a vita, io invece era tranquillo, avevamo superato la burocrazia americana ed ora il nostro tir era pronto a rimettersi in viaggio. L'uomo di colore si avvicino nuovamente, insistesse dicendo ke dovevo combattere nell'incontro del secolo, da lontano vidi anke l'uomo ke sembrava Trump pronto a farci combattere con il suo campione. Era la metafora dell'america nera e di quella bianca, e noi eravamo pronti a tentarla. Ma nn se ne fece nulla gente, il caldo stava aumentando e noi nn volevamo restare a Dallas ancora x molto. Eppure avremmo riscritto senz'altro la storia di questo paese, combattendo e dando messaggi importanti come M. Alì, il super pugile recentemente scomparso. Ciao Alì, riposa in pace, tu e i tuoi guantoni belli grossi. Insieme a M. Pannella sono sicuro ke starete pestando li infiltrati ke nn hanno pagato il biglietto. Mentre ripartivamo Frank Sega controllava bene ke tutto fosse in regola. Ma c fermammo. Dong, fine della sesta ripresa. Nn potevamo lasciare ke tutto filasse così, ke quelle persone ke avevano visto in noi un così alto potenziale restasse all'asciutto. No, questo nn poteva essere l'epilogo. Così tornammo dentro e salutammo sia l'uomo di colore ke voleva farmi entrare nel mondo della boxe, sia l'uomo ke sembrava D. Trump.
Adriano