La storia del senatore Jefferson / 3° parte
L
Io mi ero alzato dicendo a Sonia, la stragnocca ke stravedeva x moi, queste testuali parole: "Baby stai tranquilla e nn t succedera nulla, in caso contrario corri più ke puoi e corri a chiamare lo sceriffo + vicino o corri a chiamare l
Avevo pronunziato quelle poche sillabi quando ero in pista dalla parte dei + deboli, come al solito ero stratonico e pronto a difendere l
L
Poi sempre senza dire 1 parola c abbracciò e si presentò.
Disse d essere Theodor C. Jefferson, anzi il senatore Theodor C. Jefferson. Disse ke era 1 senatore, 1 senatore del Congresso americano, capite. Io stentavo a crederlo. Scherzi a parte, il senatore Theodor C. Jefferson aggiunse in perfetto inglese ke nn sapeva come sdebitarsi con noi ke le avevamo salvato la pellaccia.
"Offrimi una birra" disse quell
"Ancke tu vuoi una birra o preferisci la medaglia? Ahahah" domandò il senatore Theodor C. Jefferson.
"Ci devo pensare" le dissi, concentrandomi tantissimo.
Poi c sedemmo in disparte e il senatore ci fece una proposta. Fumava il suo sigaro, sigaro del Texas, credo.
Aveva avuto qualche problema con certe persone invidiose, cosìcchè aveva bisogno di gente come noi ke le togliessimo le castagne dal sugo, come si dice dalle sue parti.
"Ho capito" disse Franck Sega, "vuoi ke qualcuno cucini x te le polpette appettitose ke ti piacciono tanto, ma tu nn vuoi sporcarti le mani col condimento".
"Vedo ke siete 2 persone ragionevoli", rispose.
E così dissero altre cose ke ora nn ricordo, ero concentrato tantissimo sulle curve d quella strabbona d Sonia, ma solo dopo capì ke ci arruolammo come guardie del corpo del senatore Theodor C. Jefferson della Repubblica Afro-Americana. Affare fatto.
Fine terza parte.