mercoledì 7 settembre 2016

TIR-ati in ballo - 7° puntata


Gente, il viaggio sembrava la vita dell'uomo in 2000 anni di storia vissuta, roba da uomini veri, di quelli ke guardano l'uragano in faccia senza fiatare, con in mano solo la tavola da surf, pronti a sfidare quella grande ondea chiamata Vita. Il nostro viaggio ne li States (USA) continuava, io e Franco Sega eravamo ormaila coppia d'ora, guidevamo un grosso tir contenente un carico prezioso, eravamo noi i responsabili, i super tonici. Franco Sega, grande punto di riferimento, Maestro di karate e di karattere, suonava spesso l'armonica, muoveva i baffi, leggeva qualche passo d quella versione della bibbia americana ke c aveva regalato l'amico James qualche tempo prima. Frank Sega era sempre disciplinato come un samurai, leggero come una hippie e calmo come un maestro zen. A volte, però, emergeva il lato + malinconico e pensiero di Franco Sega, la sua voce profonda cedeva il passo al silenzio, dei lunghi paesaggi irregolari ke dovevamo costeggiare, percorrere, superare: in qualche modo vivere. Non importava come, eravamo noi i super Tir-ati in ballo. Ed era in quei momenti ke anch'io mi isolavo e pensavo bene a muovere i pettorali a tempo, seguivo il rombo del motore, 1 motore ke aveva incominciato a capirci, avevamo domato il grande sogno americano? No, d + gente, avevamo strafuso tutto, eravamo al top come solo li americani potevano capire. Eppure, il percorso x arrivare a dominare le strade americane, da est a ovest, da nord a sud, da est a nord, da ovest a sud, da nord a ovest, da sud a est, da est a sud, da nord a est, da ovest a est, da sud a nord, da ovest a nord, da sud a ovest non era stato certo semplice, dovevamo padroneggiare molte incognite. Oggi vorrei parlarvi di come eravamo giunti a tanto superando la temibile burocrazia americana. Si sa, li States (USA, United States of America) sono il paese delle opportunità, ma d certo nn lasciano nulla al caso. Come sapete, avevamo terminato da poco un lavoro presso un noto politico ke forse aveva cambiato mestiere (lì, ne li USA, United Stase of America, non è come da noi, se fai politica poi t viene la volia di esplicare il sogno americano) ed ora volevamo + tranquillità. Così c facemmo assumere come camionisti. Ma nn era facile, anche se avevamo tutti i documenti in regola. In primis dovevamo dimostrare di essere in gamba. Ma c riuscimmo, nn penso ke si siano pentiti della scelta. Compilammo tutti i moduli correttamente, dove c'era da segnare il nome bisognava scrivere il nome, dove c'era da segnare il cognome bisognava scrivere il cognome, dove c'era da segnare la nazionalità bisognava segnare la nazionalità, dove c'era da segnare il livello di istruzione bisognare segnare il livello di istruzione. E così via. Dove c'era da segnare ogni recapito bisognava segnare ogni recapito, dove c'era da segnare il livello d'inglese bisognava segnare il livello d'inglese, dove c'era da segnare le motivazioni personali bisognava segnare le motivazioni personali. E così via. Dove c'era da segnare l'ultimo lavoro svolto bisognava segnare l'ultimo lavoro svolto, dove c'era da segnare la tipologia di patente posseduta bisognava segnare la tipologia di patente posseduta, dove c'era da segnare i dati sensibili bisognava segnare i dati sensibili. E così via. Dovevamo segnare tutto quello che c'era da segnare, allora nn c'era ancora l'incubo terrorismo ma erano cmq già molto precisi e burocratici. E noi, da europei scopritori d'oro, d +. In realtà però c andò bene xké in quel momento due dell'azienda alla quale avevamo fatto domanda aveva licenziato 2 camionisti x pratiche illecite. Così fummo assunti senza problemi. Il grande sogno americano iniziava così, alla faccia della burocrazia americana e d ki c vuole male.
Adriano

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