domenica 24 febbraio 2008

Eccola, la Democrazia + imponente del mondo, seminascosta nel bunker antinucleare antiterrorismo.


La storia del senatore Jefferson / 3° parte


Latmosfera in sala stava raggiungendo limiti irraggiungibili. Luomo dallapparente status d Americano era in difficoltà alle prese con dei signori ke volevano espandere brutte intenzioni.

Io mi ero alzato dicendo a Sonia, la stragnocca ke stravedeva x moi, queste testuali parole: "Baby stai tranquilla e nn t succedera nulla, in caso contrario corri più ke puoi e corri a chiamare lo sceriffo + vicino o corri a chiamare lagente federale + vicino, corri a chiamare qualcuno della sicurezza, ma solo se la situazione nn si risolve alle prime battute."

Avevo pronunziato quelle poche sillabi quando ero in pista dalla parte dei + deboli, come al solito ero stratonico e pronto a difendere larmonia della sala. Anche un uomo misterioso venne dalla mia parte, solo dopo capii ke si trattava di Franco Sega, maestro di karate e d karattere ke successivamente divenne mio punto d riferimento. Lavrei dovuto riconoscere subito, visti i colpi ben assestati ke padroneggiava, primo fra tutti il temibile butterfly, calcio volante ke sembra toccare il cielo con 1 dito. Ma ancora nn conoscevo il suo nome, quindi nn potevo identificarlo. Anchio me la cavai bene, ma si respirava poco xkè cera un gran fumo di sigaretta, e come sapete quando i polmoni nn riescono ad ossigenarsi e a perpequare un ricambio, ne risente tutto lorganismo. Ma fu presto detto, insieme (io e quelluomo, alias Franco Sega) avevamo avuto la meglio, subito guardai SOnia e capii subito ke era attratta dai miei pettorali transonici ancora fumanti. Ke c volete fare, con big Adriano il maschio latino ha un posto in prima fila.

Luomo ke avevamo protetto, un certo americano, ci guardava senza una parola.

Poi sempre senza dire 1 parola c abbracciò e si presentò.

Disse d essere Theodor C. Jefferson, anzi il senatore Theodor C. Jefferson. Disse ke era 1 senatore, 1 senatore del Congresso americano, capite. Io stentavo a crederlo. Scherzi a parte, il senatore Theodor C. Jefferson aggiunse in perfetto inglese ke nn sapeva come sdebitarsi con noi ke le avevamo salvato la pellaccia.

"Offrimi una birra" disse quelluomo poderoso nel quale solo successivamente riconobbi Franco, Franco Sega.

"Ancke tu vuoi una birra o preferisci la medaglia? Ahahah" domandò il senatore Theodor C. Jefferson.

"Ci devo pensare" le dissi, concentrandomi tantissimo.

Poi c sedemmo in disparte e il senatore ci fece una proposta. Fumava il suo sigaro, sigaro del Texas, credo.

Aveva avuto qualche problema con certe persone invidiose, cosìcchè aveva bisogno di gente come noi ke le togliessimo le castagne dal sugo, come si dice dalle sue parti.

"Ho capito" disse Franck Sega, "vuoi ke qualcuno cucini x te le polpette appettitose ke ti piacciono tanto, ma tu nn vuoi sporcarti le mani col condimento".

"Vedo ke siete 2 persone ragionevoli", rispose.

E così dissero altre cose ke ora nn ricordo, ero concentrato tantissimo sulle curve d quella strabbona d Sonia, ma solo dopo capì ke ci arruolammo come guardie del corpo del senatore Theodor C. Jefferson della Repubblica Afro-Americana. Affare fatto.


Fine terza parte.


1 commento:

  1. Non sopporto chi fuma il sigaro, neanche se si chiama Theodor C. Jefferson. Senzapiutempo

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